Recensione Ciapa Scioira
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Il libro penetra nella pelle con immediatezza. Tutti i personaggi s’incastonano nella coralità del racconto ma, nel contempo, sono ricchi di grande individualità. La trama è fitta e scorrevole, non stanca mai e anzi riaccende a ogni pagina angoli di memoria personale. Infatti, la narrazione, lucida e sapiente, permette di vivere in prima persona le emozioni e i ricordi evocati.
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La guerra segna ogni personaggio profondamente e lascia speranza solo in Josef e in Lucia, capaci di proiettarsi nel futuro con l’animo intatto dei bambini e l’animo puro di chi è senza peccato. Anche Nuccio, nel suo errare, grazie alla sua musica, trova la capacità di superare le tappe della vita e rilanciarsi oltre. Maria Vittoria, efficace e attuale, rappresenta il peggior modo di vivere di sponda di cui non si è persa traccia.
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Nel complesso, le storie si scandiscono e si amalgamano in totale sintonia al punto da risultare frutto di una sola mano. Unica perplessità è data dalla chiosa finale dedicata alle case, in prevalenza abbandonate e dirute, che sembrano porre l’accento su una impossibilità di continuazione. Un tocco alla Ruskin dove il fascino della rovina pare scontrarsi con il valore della memoria.
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Il giudizio è più che positivo. Letto di getto con la voglia di continuare per ritrovare i singoli personaggi e le loro vicissitudini e con il piacere di alternarli gli uni agli altri.
Maurizio Borelli