Del Banchero ho letto già altri romanzi tra cui
“CIAPA SCIOIRA” che mi è rimasto nel cuore.
1,2,3… tocca a te!
Questo è un altro genere, ugualmente interessante, meno romanzo e più scenografico.
Si legge e si vive, sembra di essere in un film – o in un incubo -, i personaggi sono estremizzati, ne cogliamo le caratteristiche sembrano quasi caricature.
Difficile immedesimarsi in loro.
Più facile riconoscersi nei luoghi – a noi del ponente ligure – conosciuti da sempre come via di passaggio tra mare e montagna e qui descritti con quella precisione leggera che delinea le similitudini tra ambiente e animo umano…
Descrizioni bellissime, da leggere e rileggere,
Profili psicologici complessi.
Alla fine Alfredo rimane un perdente, il bambino debole incapace di relazioni costruttive.
Si vive come un sogno angosciante, il ritmo va veloce, ti porta a continuare la lettura e poi a tornare indietro per rileggere certi passaggi cruciali.
C’è violenza nel corpo offeso e straziato di Lule, pedina inconsapevole di un gioco di poteri troppo grande.
C’è violenza nell’accanimento verso la preda che crede fino all’ultimo di riuscire a farla franca… e ce lo fa credere anche a noi!
Complimenti ragazzi!
Ci avete regalato un romanzo che nella sua ipnotica crudezza riesce a farci riflettere su scenari davvero, purtroppo, molto realistici.
Raffaella Anfosso