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colonna sonora michele lobaccaro
(chitarra, ukulele, kazoo, baglama, tastiera, percussioni)
Cosa unisce Pino Petruzzelli, drammaturgo, regista e attore del Teatro Stabile di Genova e Michele Lobaccaro, chitarrista dei Radiodervish? La necessità di raccontare le tragicomiche avventure del cassintegrato Gerardo Cozzolino.
Perché? Perché nessuno di noi vuole essere un numero incasellato in un conto “Profitti e Perdite”.
Insieme, Pino Petruzzelli e Michele Lobaccaro, tra il comico e il drammatico, tra melodie cinematografiche e sonorità mediterranee, raccontano il viaggio da Nord a Sud del nostro Gerardo Senza Lavoro. E il loro raccontare empatico restituisce un volto anche a tutti noi che tentiamo di sopravvivere in un mondo che ci vorrebbe semplici numeri. Numeri, semplici da cancellare.
Ma Gerado Cozzolino durante il suo Sabbatico incontra altre vittime della Religione dell’Economia e con loro matura un’idea: “La salvezza è nel costruire relazioni vere, nel collaborare e nell’amare fino in fondo questa nostra vita.”
La promozione dello spettacolo è affidata ai commenti degli addetti ai lavori:
E’ uno spettacolo bellissimo.
Uso questo aggettivo, che non spreco facilmente, perché Pino Petruzzelli riesce a contemperare il comico, il drammatico, il sentimentale e il civile. Davvero uno spettacolo molto bello.
Luigi Surdich – Prof. di Letteratura Italiana – Università di Genova
La sensazione è quella di stare davanti al fuoco nella casa senza televisore.
Ardono le braci ipnotiche, non per il fuoco ma per il racconto che si accende, lambisce, avvolge, guizza, si trasforma, si adagia e si rianima consumando la materia narrativa nella combustione delle parole. Prende direzioni impreviste sospinto da un soffio leggero, sospeso nella fantasia delle scintille. Così il cassiere Gerardo Cozzolino da un giorno all’altro si trova tra le mani il suo destino, almeno per un mese, un tempo sabbatico in cui secondo l’antica legge mosaica si lasciava riposare la terra, non si pagavano tributi e non si riscuotevano crediti. E’ da questa interruzione che inizia un viaggio in cui l’occasionalità degli incontri, le peripezie, l’avventura anche sentimentale, sembrano casuali e invece sono regolate dalla necessità di essere liberi. Turista per caso, Gerardo Cozzolino si trasforma in un viandante picaresco che a ogni stazione del viaggio, dalle montagne al mare, dal nord al sud dell’Italia, smarrisce progressivamente i simulacri della moderna identità: i documenti, l’automobile, il telefonino. Il turista sa in anticipo quando il viaggio finisce e deve tornare alla quotidianità di sempre. Il viaggiatore disperde invece la consapevolezza del ritorno. Il tempo, il mese sabbatico, è superato dallo spazio del vagabondare, come in un moto zingaresco. Lo spazio si vive alla giornata, e non è la meta che conta, ma il movimento, l’andare incontro alla gente e scoprirne con stupore il filo segreto di un’umanità che si credeva estinta. Più che un viaggio alla ricerca di se stessi è un viaggio alla ricerca degli altri, e gli altri siamo comunque noi. Marco Salotti – Prof. di Storia e Critica del Cinema – Università di Genova
Un’ora e mezzo di spettacolo che Pino Petruzzelli regge benissimo, provocando applausi scatenati con sei chiamate in scena dal pubblico del Duse. Il vagare del protagonista è picaresco, inaspettato, divertente, coinvolge con le sue brusche virate e i suoi incredibili eventi e viene ben evocato, giocato, variato. Margherita Rubino – Il Secolo XIX
Sabbatico è uno spettacolo di estrema finezza e poesia. Una interpretazione di grande misura per uno spettacolo che riempie il cuore. Petruzzelli si conferma un autore-attore sempre più bravo per tempi comici, grande misura e grande eleganza nell’affrontare temi concreti con tono agro/dolce. Gli applausi di questa sera, ripetuti, insistiti e appassionati hanno confermato la grande interpretazione di Petruzzelli. Roberto Trovato – Prof.re Drammaturgia – Università di Genova
Pino Petruzzelli, uno dei maggiori narratori della scena italiana. Figure, quelle incontrate dal protagonista nel suo pellegrinare, che le parole e i gesti dell’autore – attore disegnano con una vivacità davvero contagiosa. Uno spettacolo segnato dall’ottimismo e da un’indomabile fiducia nella vita e nella possibilità che, dietro l’angolo, non ci siano incubi e mostri ma speranze di un ritorno a un’esistenza più umana. Umberto Rossi – Cinemaeteatro.com
Un viaggio in cui il perdere è una continua occasione di ricostruzione: una riduzione all’essenziale che porta al cuore di noi stessi. Petruzzelli con gesti asciutti, semplici e meravigliosamente significativi, ci racconta le “peripezie” del cassa integrato Gerardo Cozzolino. Il teatro di Petruzzelli è teatro fatto di voce, corpo e luce capaci di rendere visibile l’invisibile – meraviglioso il gioco di luce e movimento per il triste viaggio dei clandestini a bordo di un cellulare dei carabinieri – capace di coinvolgere la parte bambina dello spettatore. E proprio come bambini al termine della favola della buona notta usciamo dal teatro contenti e con la speranza che è possibile vivere in un mondo fatto di fiducia, rispetto e solidarietà tra gli uomini. Danilo Spadoni – Teatro.org
Petruzzelli, grande uomo di teatro, moltiplica i personaggi cambiando voce, dialetto, creando scenari immaginari, che non si vedono, ma vengono descritti con straordinaria ricchezza di particolari. Il viaggio da nord a sud diventa un’inconsapevole ricerca delle radici, delle memorie della famiglia e anche del recupero del dialetto, anzi dei dialetti, che colorano la recitazione, la movimentano e la rendono scoppiettante di vivacità. …sono esplosi gli applausi da parte del pubblico che gremiva la sala e che ha richiamato più volte l’attore alla ribalta.
Clara Rubbi – Il Corriere Mercantile
Pino Petruzzelli è sempre più narratore di storie-parabole. Sabbatico è un altro dei suoi racconti lunghi, pieno zeppo di dettagli in nome di quell’esattezza di cui scriveva Calvino, che si ascolta come un romanzo letto ad alta voce, con naturali crescendo e alcuni piano e pianissimo. Petruzzelli dà sfogo a una serie di voci-personaggi, molto diversi tra loro, di cui viene al pubblico restituita una parlata autonoma e vivace in toni, accenti e regionalismi; una fisicità che è gesto minuto o intero corpo, per una riconoscibilità caratteriale a tutto tondo. …Un viaggio che assume la valenza di viaggio-scoperta di sé e degli altri. Laura Santini – Mentelocale.it
“Anche, ma soprattutto, questa volta, Pino Petruzzelli è riuscito davvero a toccare col bisturi dell’arte teatrale la condizione esistenziale che, da travagliata e terribile, si trasformerà nella più bella tra tutte quelle possibili. Mai come questa volta “essere liberi è nulla, divenirlo è cosa celeste”. Giuseppe Picchianti – Ponenteoggi.it