Ho amato il romanzo per il suo essersi nutrito di persone e non di protagonisti. In Ciapa Scioira la tipicità ligure è così autentica e intrisa delle storie individuali da diventare essa stessa la protagonista.
Ogni lettore della mia generazione, quelli nati negli anni sessanta, non può non riconoscere, in quei personaggi, un nonno, uno zio, uno di cui nel paese, quando si era bambini, si è sempre sentito parlare. Il linguaggio è familiare e familiari sono i luoghi, le gestualità. Per chi come me è nata e cresciuta in un paese dell’entroterra ligure, ha sposato un uomo di Badalucco e ha scelto Taggia come luogo di lavoro, questo romanzo è stato un omaggio alle radici, alla terra, alla storia famigliare e collettiva.
L’ho letto con una sacra ritualità, grata agli otto autori che, insieme, sono il collettivo “Banchero”.
Mariangela Avegno farmacista