Taggia è la casa del Banchéro, qui oltre 20 anni fa abbiamo mosso i primi passi, qui abbiamo affondato le nostre radici, abbiamo bevuto dal calice che queste pietre colmano quotidianamente con il nettare della storia e della cultura secolari.
Per il Festival Taggia in Teatro abbiamo deciso di rimarcare il nostro amore per questo luogo, utilizzando ogni anno un’immagine, un particolare, per mettere in evidenza le bellezze, spesso nascoste, di uno dei gioielli più puri del ponente ligure.
Considerato per importanza il secondo in Liguria dopo Genova, il centro storico di Taggia non è “solo” la Chiesa della Madonna del Canneto, l’ex Chiesa e Convento di Santa Teresa, il Castello, la Chiesa di Santa Maria della Misericordia, il Convento dei Padri Domenicani, Villa Curlo al Ponte, la Chiesa di San Martino, gli oratori di San Fabiano, San Sebastiano e della Santissima Trinità, la chiesa di Santa Lucia, la Basilica della Madonna Miracolosa; non sono “solo” i quadri del Brea, del Canavesio e di De Ferrari, o la strepitosa «L’Adorazione dei Magi» del Parmigianino che si trovano nel convento dei Domenicani, o la statua della Madonna miracolosa, opera dello scultore Salvatore Revelli, che troviamo nella Basilica; non sono “solo” le pareti affrescate da Giovanni Cambiaso che troviamo alla Madonna del Canneto, edificio romanico, già sede di priorato benedettino. Ci sono anche gioielli sconosciuti spesso anche agli stessi tabiesi come la chiesa di San Martino, che appartiene a privati, e soprattutto i monumentali carugi, le strade interne che presentano il tipico tessuto urbano dei borghi liguri.
la fontana
Nel 1462 gli Anziani del Comune di Taggia e gli “oficiales ad fontes” incaricarono il magister Donato de Lancia della realizzazione di una fontana pubblica nella piazza delle “Confrarie” (Piazza Farini” Martini, 1948, p.27; Boeri, 1986, pp.85-86; Bperi, 1988, pp.174 e 196). La presenza del lombardo Donato de Lancia, padre dei lapicidi Gasperino e Bartolomeo, a Taggia è documentata a partire dal 1466 (U. Martini, I maestri comacini a Taggia, in “Riv. Ingauna e Intemelia”, n.s. 1947, II, 3-4, p.43). Secondo De negri (1974, p.172) i maestri lombardi sono giunti nella Liguria di Ponente direttamente dalla Valle del Po e nel “Brachì” di Taggia, simile a quello di Isolabona in Val Nervia. Donato de Lancia ripete forme comuni a tutto l’arco alpino occidentale e in Val di Susa. (fonte: https://www.beni-culturali.eu).